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"Vado a combattere per l'Isis"

Ariel Lilli Cohen

"Vado a combattere per l'Isis": ragazzina di 19 anni fermata in aeroporto

La ragazza è stata fermata dalla polizia a Orio al Serio (Bergamo) mentre era in procinto di partire per la Turchia. Da lì avrebbe raggiunto la Siria, con l'intenzione di arruolarsi con i terroristi dello Stato Islamico. La giovane, di origini keniote ma residente nel Milanese, sui social postava immagini con armi e frasi inneggianti alla jihad.


Una ragazza di 19 anni, Hafsa Bakari Mohamed, residente in provincia di Milano ma originaria del Kenya, è stata fermata lo scorso 30 novembre all'aeroporto di Orio al Serio (Bergamo) con l'accusa di "arruolamento con finalità di terrorismo internazionale". La giovane era in procinto di partire per la Turchia, con l'intento di raggiungere la Siria per combattere per l'Isis nel conflitto attualmente in corso. Il fermo è stato convalidato nella giornata di ieri, mercoledì 4 dicembre, con il gip Luca Milani che ha disposto la custodia cautelare in carcere.

"Vado a combattere per l'Isis": 19enne fermata all'aeroporto di Bergamo

Le indagini sulla giovane sono iniziate lo scorso ottobre, durante il "monitoraggio degli ambienti jihadisti radicali online". Un monitoraggio che, come spiegano gli investigatori, ha permesso di "individuare un profilo social aperto di video sharing, nel quale venivano pubblicati, con crescente intensità, video di propaganda dal contenuto radicale in cui era ritratta una donna con indosso il niqab, successivamente identificata nella giovane keniota". "La ragazza - aggiungono gli inquirenti - era anche stata ospite in una Comunità di accoglienza e proveniente da un difficile contesto familiare, e stava maturando un rapido percorso di radicalizzazione ideologico-religioso sfociato, nell'ultimo periodo, nell'intenzione di raggiungere la Turchia per poi stanziarsi in zone occupate da formazioni jihadiste". La 19enne avrebbe avuto anche diversi contatti telefonici con utente situate in Medio Oriente, "riconducibili a soggetti che ne avrebbero favorito l'arrivo".

Aveva già, stando alle indagini, "ripetutamente tentato di contattare le rappresentanze diplomatiche turche in Italia" e il suo piano nei giorni scorsi "ha avuto un'ulteriore accelerazione", quando, dopo aver "consultato più volte siti di voli per la Turchia, si è recata ripetutamente presso l'aeroporto di Malpensa" per ottenere "un biglietto di sola andata per Istanbul". Ci è riuscita, poi, "nel tardo pomeriggio del 29 novembre quando ha acquistato un volo in partenza da Orio al Serio" per il giorno dopo. Per questo è scattato il provvedimento di fermo e la ragazza è stata bloccata poco dopo aver "effettuato il check in" e quando stava imbarcando i bagagli. I primi riscontri sul telefono della ragazza, che si faceva chiamare "muhajirat", ossia "la migrante", hanno documentato che "oltre ad aver maturato interesse per l'utilizzo di armi da fuoco, era effettivamente in contatto con un uomo in Turchia che la attendeva all'arrivo".

Le armi e i post sui social: "Sono supporter dell'Isis"

La ragazza manifestava anche sui social il suo sostegno allo Stato Islamico. Sui suoi profili pubblicava "le emoticon dell'iconica bandiera nera" dell'Isis", e frasi inneggianti alla jihad. A chi le diceva che la guerra santa "è solo per gli uomini" lei citava "l'esempio di 'Aisha', seconda sposa di Maometto", faceva riferimenti al "suicidio a scopo terroristico" e diceva di essere una "supporter dell'Isis". Come si legge nel comunicato delle forze dell'ordine, la 19enne keniota mostrava sui social una pistola giocattolo, poi sequestrata, e in una storia su Instagram si sarebbe fatta riprendere mentre sparava "con un fucile ad aria compressa". 

Già il 28 novembre era andata a Malpensa per chiedere informazioni per comprare un biglietto per la Turchia, sempre "vestita col niqab", che lascia scoperti solo gli occhi, con uno "zainetto" nascosto "sotto la giacca". Alla madre che le chiedeva al telefono dove fosse andata aveva risposto: "mi dicevi che non sono tua figlia perché metto il velo?". Il 29, poi, era riuscita a prendere un biglietto "di sola andata" con partenza il giorno dopo e destinazione finale "Ankara", con uno scalo ad Istanbul.

Durante l'interrogatorio con il gip la ragazza ha raccontato di voler andare in Turchia per sposare un ragazzo di 23 anni che aveva conosciuto sui social, ammettendo "di avere idee conservatrici circa la religione islamica", e di essere rimasta "scossa nel vedere le immagini di uomini e donne di fede musulmana torturati e bruciati, dove ci sono guerre e persecuzioni". "In Italia non possibile lavorare indossando il niqab - avrebbe detto agli inquirenti  -, per questo voglio scappare". In più passaggi la giovane ha rimarcato l'ammirazione per gli uomini e le donne che "combattono per salvaguardare il proprio credo in nome dell'Islam", condividendo le idee dell'Isis sulla "reazione armata".


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